LA GIUSTIZIA A ROMA NEL ‘500
Tempi bui quando il castigo e l’umiliazione pubblica venivano usati con facilità come deterrente.
A cura della Dott.ssa Maria Letizia Bruschi.
Tempi bui quando il castigo e l’umiliazione pubblica venivano usati con facilità come deterrente.
A cura della Dott.ssa Maria Letizia Bruschi.
Pene minori erano inflitte alle prostitute, i tratti di corda, o la fustigazione pubblica. In alcuni punti di Roma si ricordano questi eventi, ad esempio in via della Frezza, non lontano dall’Ortaccio, o piazza Campo De’ Fiori. La giustizia aveva i suoi luoghi di esecuzione, detenzione e giudizio. Sembra incredibile pensare che fino al XIX secolo i condannati venissero uccisi in pubblico, tramite impiccagione, decapitazione e ancor peggiori sistemi nel passato. Le carceri erano situate a Tor di Nona, a Borgo e altre minori in altri luoghi. Tra Tor di Nona e la Piazza di Ponte Sant’Angelo, sfilavano in corteo i condannati, venivano rinchiusi in un recinto prima di essere decapitati, teste e mani venivano esposti sul ponte. In seguito furono abbattute le carceri di Tor di Nona, vennero costruite su Via Giulia da Antonio del Grande, per volontà di Innocenzo X. Erano molto moderne per l’epoca, con diverse sezioni. Ancora nell’800 ospitarono fino a 600 detenuti e rimasero in esercizio fino alla costruzione delle nuove carceri di Regina Ceoeli. Mastro Titta abitava in una traversa dell’attuale via della Conciliazione, a due passi dal luogo di lavoro, Castel Sant’ Angelo. Anche papa Giulio II aveva voluto costruire sulla stessa strada la nuova Curia Giulia, una specie di città giudiziaria su progetto del Bramante, di cui oggi restano i famosi sofà di travertino.